Milano Noir e Giald
Luci e ombre di una città in 36 variazioni
Dai bassifondi della città, una nuova generazione di artisti e autori prende parola su una Milano allo sbando. Il libro lo trovi in Calusca, in via Conchetta 18, oppure lo puoi ordinare alla AgenziaX. Per presentare il libro, scrivici a questo indirizzo: cox18[at]inventati.org
Il nero e il giallo. Il giald in dialetto milanese, il noir come genere letterario capace di raccontare il presente e di coinvolgere un pubblico sempre più numeroso. Il registro del noir appare particolarmente adatto anche per gettare uno sguardo critico e dissidente su una realtà come quella milanese in cui esclusione, cleptocrazia, speculazione e uso politico della paura hanno ucciso l’anima della città e trasformato in mostri le sue figure popolari, dal “Me ciami Brambilla e fu l’uperari” al “Me ciami zanza e fu l’assessur”. In Milano noir e giald, e nel dvd allegato, si susseguono opere create perlopiù da giovani, raccolte attraverso una serie di iniziative organizzate dal centro sociale Cox 18, luogo storico dell’underground milanese. Testi, racconti orali, fotografie, disegni, fumetti, canzoni e immagini in movimento all’insegna dei due colori. Il nero di una città malsana e spietata che si può e si deve cambiare, il giallo perché questa inevitabile mutazione sarà piena di suspense, colpi di scena e criminali da scovare.
Aldo Amicucci, Gianluca Angioi, Giuseppe Apolito, Riccardo Avesani, Chiara Balsamo, Bettina Bartalesi, Marika Battarola, Paolo Binni, Federico Bovo, BSimo, Nelson Corallo, Pietro Dossena, Andrea Ferrari, Francesco Gallone, Gert l’infame, GGTarantola, Giubbonsky, Antonella Grieco, Andrea Guerra, Jerrinez, Lady Snowhite, Lucciole, Fanny Molteni, Alessandro Nebbia, Vincenzo Pandolfi, Paolo Pasi, Pear, Giovanni Pirelli, Serena Porrati, Titta Raccagni, Ratzo, Federico Rizzo, Paolo Robaudi, Vito Manolo Roma, Rosanera, Federico Tinelli, Lenin Andrejievic Ulianov, Paola Varalli.
Milano Nera
Nera come la magia nera del capitale fittizio (finanza, rendita immobiliare e saccheggio sans phrase) che domina la sua economia al punto di averne fatto la propria nave ammiraglia.
Nera come i buchi neri lasciati nel tessuto sociale urbano dalla distruzione dei quartieri storici e dalla deindustrializzazione seguita alla guerra sporca combattuta (e vinta) contro gli operai e la loro durezza.
Nera come la pelle nera (olivastra, gialla o comunque coloured) delle sue nuove plebi, quel “popolo degli abissi” che, per poterne spremere il sudore fino all’ultima goccia, viene clandestinizzato, controllato dai militari nelle strade e sottoposto al ricatto dell’espulsione.
Nera come l’anima di chi ci comanda (mafia e ‘ndrangheta ormai la fan da padroni in quella che un tempo amava autorappresentarsi come la “capitale morale” d’Italia; del resto, già allora, questa pretesa moralità altro non era che una gran banfata).
Nera come i fazulet (foera di ball!) del Ventennio e i craponi pelati d’oggigiorno.
Nera come il catrame misto tondinovetrocemento metastatizzatosi fino a diventare una metropoli senza confini, blob che ingloba e soffoca il suo intorno, mostruosa abolizione coatta e monocorde (invece che creativo e dialettico superamento) delle tradizionali differenze tra città e campagna.
Nera come la cronaca che spettacolarizza canagliescamente, senza saperla né raccontare né comprendere, la ciclotimia euforico-depressiva di questa metropoli senza confini, i cortocircuiti delle passioni tristi, le fobie aggressive, la psicopatologia del non-vissuto quotidiano, la violenza repressa.
Nera come lo sprofondo esistenziale che coglie il precario, l’“uomo flessibile” just-in-time, uso a lavorar servendo, al termine delle sue spericolate ancorché improbabili acrobazie surfistiche per non cadere nel gorgo della povertà conclamata e del disconoscimento.
Nera come l’abito-divisa delle torve torme di addetti alla security che vegliano gli accessi ai suoi sberluccicanti Antri del Vuoto.
Nera come la voragine della galera che ti uccide per pochi grammi di droga.
Nera come il sangue di Abba rappreso sull’asfalto.
Nera perché rosa dalla necrosi.
Postfazione (a cura di Cox18)
Il progetto del concorso creativo “Milano noir e giald nasce dalla passione di alcune persone del collettivo del centro sociale Cox18 per il genere noir. Inizialmente si trattava solo di condividere opinioni e scambiarci i libri di Izzo, Scerbanenco e di molti altri autori. Erano incontri vivaci e stimolanti in cui oltre a dare uno sguardo sul passato della nostra città, erano anche occasione per ragionare sul nostro presente e su quello che ci circonda.
Da qui l’idea di organizzare delle serate appositamente dedicate a questo genere letterario, cercando di coinvolgere anche i frequentatori del centro e nel frattempo raccogliere con loro testi e opere che potessero darci una visione nuova, più complessiva e popolare, della Milano nera. Abbiamo così deciso di indire un concorso legato al noir per incontrare, ascoltare e dare spazio alle voci della città in cui viviamo.
Il noir è stato quindi identificato come un registro espressivo ancora capace di descrivere la società e le sue trasformazioni, ma la scelta è stata quella di non costringerlo entro il limite del solo genere letterario, piuttosto abbiamo voluto che il tema si aprisse ad altri mezzi espressivi e a differenti linguaggi, fatti non solo di parole ma anche di immagini. Ci siamo appoggiati al blog di Cox 18 e alla sua mailing list, proponendo un testo che offriva una traccia o anche un semplice stimolo per tutti coloro che erano intenzionati a partecipare: “Le dodici variazioni del nero”, che trovate all’inizio di questa postfazione.
La risposta è stata notevole e sorprendente, sia per i numerosi lavori ricevuti sia per la variegata proposta di linguaggi in cui spaziano le stesse opere, dal racconto alla poesia, dal video al quadro, dal brano musicale al radiodramma, dal fumetto a elaborazioni visive molto ibride.
È stato interessante vedere come ogni autore ha interpretato le dodici variazioni del nero: chi ha optato per un’articolazione più prettamente noir, con i classici stilemi del genere, chi invece ha preferito impegnarsi su opere che prendono ispirazione da fatti di cronaca e ha deciso di affrontare temi legati al sociale, dove il nero è rappresentato dai vinti e dagli esclusi di una Milano tragicamente normalizzata e conformista.
Forte è stata la capacità degli autori di tradurre il presente, specchiandosi o semplicemente prendendo spunto dalle dodici variazioni del nero che avevamo lanciato per stimolare il bando di concorso.
Lo sguardo critico e dissidente degli autori su Milano mostra una forte necessità di raccontare e riflettere su questa città, che non è e non deve essere quella delle due o tre potentissime caste, o meglio gang, che la dominano, oppure del cosiddetto terziario che ora è diventato primario, inteso come rendita, speculazione edilizia, assalto alla diligenza degli appalti pub- blici con incompetenti amministratori municipali che blaterano di un Expo già fallito.
L’ennesima bella sorpresa è arrivata nel momento in cui il rapporto con gli autori si è fatto più stretto e abbiamo chiesto ai vincitori del concorso di mettere in scena le 36 opere per la serata finale. Il fitto scambio di mail per confrontarsi e allestire insieme l’iniziativa ha creato i presupposti per la costituzione di una piccola comunità, che ora si è attivata per la realizzazione della pubblicazione che avete tra le mani.
Un ringraziamento di cuore a tutti quelli che hanno partecipato e creduto in questo progetto, in particolare Anna Vivo, GigiZero del Morbid Studio, Giuliano, Vincenzo Costantino Cinaski, Folco Orselli, Matteo Speroni, Andrea La Banca, Guido Baldoni, Paolo Ciarchi, tutti gli autori (anche e soprattutto quelli non selezionati) e tutti quelli che non nominiamo per non annoiarvi troppo.