DENTRO, FUORI, AI BORDI DEL CARCERE – a fianco di Alfredo, contro l’ergastolo e il 41bis / 26-03-2023

DOMENICA 26 MARZO 2023

ORE 15,00

presso CAM Stadera – Via Palmieri 20

parteciperanno:
Maria Teresa Pintus – Avvocato Foro di Sassari
Charlie Barnao – Università degli Studi “Magna Græcia” di Catanzaro
Il 41bis è tortura
Elton Kalika – Università di Padova
Carceri speciali, 41bis e diritto penale del nemico
Associazione Antigone

l’incontro sarà dato in streaming audio qui: https://radio.abbiamoundominio.org/public/lost

Il carcere è il luogo dell’esclusione. Le prigioni sono piene zeppe di persone che, dopo essere state escluse da una società insofferente verso bisogni e povertà, dietro quei muri sono ora private di diritti elementari quali la salute, le relazioni, gli affetti, lo spazio.
In Italia, a far crescere il numero dei detenuti sono state l’introduzione del reato di clandestinità (Bossi-Fini 2002) e la penalizzazione dell’uso personale delle sostanze stupefacenti (Fini- Giovanardi 2006). La scelta di rispondere in modo repressivo a un fenomeno sociale più o meno problematico, delegandone ai tribunali la soluzione, ha affollato le carceri e aumentato le sofferenze per i reclusi. “Xe pèso el tacòn del buso” (è peggio la toppa del buco), si dice in Veneto.
Inoltre, alla crescita del numero dei detenuti si somma quella ancora maggiore dei sottoposti a misure penali “alternative” (affidamento ai servizi, domiciliari, semilibertà). E le varie sfaccettature del carcere rispecchiano l’aumento degli esclusi dal mercato del lavoro e da qualsiasi forma di tutela, effetto della crisi e delle trasformazioni socio-economiche in atto. In un contesto del genere, come stupirsi del moltiplicarsi delle forme di detenzione e controllo?
Viceversa, tralasciare i contesti sociali e i loro effetti permette una lettura del “crimine” come frutto di soggettività “sbagliate”, da correggere e rieducare. E la pena sarà modulata sull’identità del colpevole: a essere “punito” o a dover essere “espiato” non è ormai più il “gesto criminale”, ma bensì il carattere dell’autore. Di qui la divisione dei detenuti in circuiti di crescente durezza: i comuni, quelli in Alta Sicurezza (ce ne sono di tre tipi) e, infine, quelli veramente “irrecuperabili”, al 41bis e/o all’ergastolo ostativo.
Il 20 ottobre 2022 Alfredo Cospito, inizia una battaglia contro l’inumanità dei regimi più “duri” perché, come lui stesso dice: “non è vita in 41bis”. Quest’uomo, non potendo mandare fuori parole o gesti, ha scelto il silenzio e la sospensione. Ha smesso di mangiare. Oggi, a più di 150 giorni dall’inizio del suo sciopero della fame, il muro del silenzio sul carcere è ormai stato rotto. Una battaglia Alfredo l’ha già vinta.
Con la nostra iniziativa vogliamo contribuire a una discussione fondamentale, per tutti, perché:

COM’È IL CARCERE,
COSÌ È LA SOCIETÀ!