PENSARE L’IMPENSABILE TENTARE L’IMPOSSIBILE / 12-06-2023

LUNEDI’ 12 GIUGNO 2023

ORE 20,30

Presentazione del libro: PENSARE L’IMPENSABILE TENTARE L’IMPOSSIBILE – A fianco di Alfredo, contro l’ergastolo e il 41 bis

 

con:
Charlie Barnao
Margherita Pelazza
e i curatori del libro

“Il carcere moderno nasce come istituzione con cui «trattare», disciplinare e recuperare forzosamente al lavoro i vagabondi e tutta quella variegata popolazione che, cacciata dalle campagne, affluiva disordinatamente verso i centri urbani del protocapitalismo, attirata dall’incipiente sviluppo prima della manifattura e poi del nuovo sistema industriale. Questa sua anima originaria il carcere non l’ha mai persa”.
dall’Introduzione

“La tortura all’interno delle nostre carceri non è un evento occasionale, potendo invece essere vista come una pratica strutturata all’interno di un generale percorso trattamentale.
C’è un filo conduttore che unisce da una parte la cultura della guerra e, dall’altra, la cultura sottesa all’idea di utilizzare il diritto penale per punire alcune categorie ben precise di persone al fine di ottenere consenso popolare. Un discorso che possiamo inquadrare in un processo generale di militarizzazione della nostra società”.
Charlie Barnao

“C’è un diritto penale ordinario liberale, quello che conosciamo noi tutti, indirizzato ai cittadini, che li considera come persone, quindi come soggetti aventi un corredo di diritti e garanzie in tutte le fasi dell’azione penale: indagine, processo ed esecuzione. Poi c’è un diritto penale del nemico, in cui i soggetti non sono più considerati come persone, come cittadini, bensì come nemici, quindi spogliati di questo corredo di tutele e garanzie”.
Elton Kalica

“Ora finisco perché tra un po’ devo andarmene, anche se mi dispiace. Vi lascio con una frase che mi ha sempre detto Alfredo: «Pensare l’impensabile, tentare l’impossibile». Riflettiamoci tutti”.
Maria Teresa Pintus

“Il 19 aprile: «Alfredo Cospito, trascorsi 180 giorni di digiuno […] ha deciso di porre fine allo sciopero della fame. Ciò facendo, il medesimo ringrazia tutti e tutte coloro che hanno reso possibile questa tenace quanto inusuale forma di protesta»”.
Flavio Rossi Albertini