LUNEDI’ 09 DICEMBRE 2024
ORE 20,45
Cine COX18 presenta per il ciclo IN GUERRA VACCI TU: Life and Death of Colonel Blimp di Powell & Pressburger (UK, 1943 -164 min)
Pressburger, agile coppia di cineasti inglesi che per l’occasione fecero arrabbiare Churchill, il quale preferiva che un film satirico e anti militarista non venisse proposto durante la guerra contro la Germania nazista. I due furono convocati presso il ministero della guerra e alla loro domanda se gli stessero comunicando che il film
non s’avesse da fare gli fu risposto che no, non gli si imponeva ciò. Piuttosto, disse il ministro, siete qui perché vogliamo fare appello al vostro patriottismo e dunque semplicemente chiedervi di non fare questo film. “Dunque se lo facciamo non saremo mai baronetti della corona?” chiese Powell. “Esatto” rispose il ministro.
Michael e Emeric furono due tra i più abili cuochi che la cucina cinematografica abbia mai visto sfornare piatti sapientemente curati e calibrati nel mescolare la chimica delle emozioni, ma non furono mai baronetti e lo possiamo dimostrare lunedì 9 dicembre 2024. Il resto della loro vita è anche interessante, perché non furono mai
perdonati di questo sgarro, ma questa storia ve la racconteremo un’altra volta.
Il film fu censurato e in Italia uscì, ridotto di un’ora, con il titolo: “Duello a Berlino“, fu ridicolizzato in patria per la sua scarsa partecipazione allo sforzo bellico e la sua uscita, sempre e diversamente censurata, fu rallentata all’estero fino a dopo la fine della guerra. Una versione per la televisione fu ridotta a 90 minuti punita in bianco e nero.
The Life and Death of Colonel Blimp però fu girato a colori, in Technicolor, nome che descrive diverse tecniche di sovrapposizione di pellicole per ottenere il colore. Il restauro più recente è quello del 2013, sponsorizzato da Martin Scorsese, che ha ripreso le tre pellicole originali. Ed è il frutto di questo restauro che andremo a
proiettare.
È molto utile, per chi si interessa di comunicazione, studiare il cinema. Perché, come diceva Barthes, il cinema è stato molto studiato ed esistono una grande quantità di scritti di critica cinematografica, facilmente reperibili. Non è così per la fotografia e
difatti Roland ci ha lasciato un testo di critica fotografica (La Camera Chiara, Parigi 1980, ndr). Se la fotografia è un’affermazione, il cinema è un discorso. Un discorso che si permette di esporre idee opposte ed eventualmente di riconciliarle all’interno della stessa visione. Imponendo talvolta allo spettatore, quando non si tratti di una storia consolatoria di cui si conosce già l’esito come ad esempio nei film della Marvel, di esaminare un aspetto della propria coscienza. Anche se lo scopo di ogni film è quello di intrattenere, ci sono film capaci di stimolare il pensiero e attivare (o riattivare) il flusso del succhi mentali.
Gli ingredienti sono noti da tempo: come scrisse Kulesciov nel 1922: “Il segreto per padroneggiare il materiale cinematografico risiede nella sua composizione, nel succedersi di pezzi filmati. La cosa più importante non è ciò che appare nel singolo pezzo, bensì come i pezzi si collegano uno all’altro”. E dunque abbiamo il montaggio delle attrazioni, quello per analogia e contrasto, per antitesi e parallelismo. Il montaggio invisibile che prende in considerazione la dimensione ritmica usando anche il suono come elemento di contrappunto, il montaggio ellittico, il taglio incrociato e naturalmente la dissolvenza e la sovrapposizione.
Esistono e sono esistiti cuochi e cuoche molto abili, capaci di mescolare gli ingredienti con perizia e di dare soddisfazione sia a chi è in grado di riconoscere un errore di scavalcamento dell’asse sia a chi preferisca abbandonarsi alla narrazione e “credere” senza riserve, tuffandosi nella storia e così vivendola e facendola propria.