GIOVEDI’ 13 NOVEMBRE 2014
ORE 21,00
Dai luoghi-non luoghi delle periferie, al margine del marginale, ai limiti, snodi di un’urbanità sempre più liquida, dove il continuum tra cemento e campagna sfuma fino a disegnare una striscia bruna sulla Pianura Padana: sono i “luoghi-non luoghi” dell’indefinito e frammentato arcipelago della logistica, sede di un lavoro altrettanto frammentario, condensato e alienato, quasi un “non lavoro” sfiancante, un continuum di ritmi incessanti, che si consuma a ogni ora del giorno e della notte.
Spazi incastonati tra reti stradali, che escludono chi vi lavora da ciò che è l’intorno e la vita, precludendo ogni rapporto se non con il nulla. Un’esistenza coatta.
Blocchi umani che si muovono lungo percorsi sempreuguali ed entro spazi predefiniti, dove le singole unità, che non conoscono altro che i ritmi delle precedenze e la direzione del percorso, eseguono il proprio lavoro, chiusi in una sfera che li fa tutt’uno con le macchine che manovrano, in un andare e venire compulsivo, annullandosi in un atto che non produce, bensì dissipa solo energie psicofisiche. L’uomo esegue un “non lavoro” che risulta produttivo solo per i tempi di spostamento, si riconosce solo nel percorso, fino a fondersi con la merce, di cui potrebbe ignorare provenienza e destinazione, con cui si relaziona solo negli atti relativi al passaggio e allo stoccaggio. L’uomo è qui puro “movimento”, una merce vivente dominata dalla merce che sposta.
Questi sono i “non luoghi del non lavoro”, che punteggiano i margini delle aree metropolitane, quasi nebulose interconnesse dagli assi stradali entro una rete ininterrotta. “Packaging” che, invisibile, arriva nelle nostre case.