VENERDI’ 17 GIUGNO 2016
ORE 19,00
Aperitivo vegetariano a cura di Pinkitchen in occasione del 30° anniversario
del Festival MIX Milano (di Cinema Gaylesbico e Queer Culture)
Selezione musicale *Claudio Spleen*

programmazione
Aperitivo vegetariano a cura di Pinkitchen in occasione del 30° anniversario
del Festival MIX Milano (di Cinema Gaylesbico e Queer Culture)
Selezione musicale *Claudio Spleen*

– ore 19,30: cena “leggera”
– ora 21,00: presentazione del nuovo libro di Cesare Bermani e Antonella De Palma, “E non mai più la guerra. Canti e racconti del ’15-18”
– la presentazione del libro sarà accompagnata dai canti del Coro Ingrato

La Grande Guerra fu un gigantesco sanguinoso rito di passaggio verso la società di massa, un’officina e un crogiolo di esperienze del tutto nuove, una macchina di morte
industrializzata di proporzioni mai vedute, nonché un laboratorio di presa sui corpi e sulle menti delle popolazioni da parte del potere. Straordinarie furono le trasformazioni sociali, culturali, antropologiche e linguistiche che ne derivarono. In questa “officina della guerra” avvenne un’alfabetizzazione di massa: milioni e milioni di lettere, migliaia e migliaia di diari, insieme a canzonieri e fogli volanti circolarono tra i combattenti e la popolazione civile. In questa guerra anche il canto ebbe un ruolo importante, con canti che nacquero spontaneamente tra i soldati e altri, patriottici, che furono indotti e suggeriti dagli ufficiali e dalla propaganda militare. Questo nuovo libro di Cesare Bermani e Antonella De Palma si immerge nel canto popolare sofferto e critico che sale dalle trincee, attingendo prevalentemente da quell’immenso inventario di memoria orale che è l’archivio di Cesare. Anziché addentrarsi in un’analisi antropologica di questo canto e delle sue forme musicali, che sono limitate e relativamente povere (cantastorie, parodie di altri canti e inni, canzone napoletana, ballate della tradizione epico-narrativa rimodernate) gli Autori hanno scelto l’antica arte dell’incatenatura e hanno percorso i canti seguendo la traccia associativa dei loro contenuti, dalle date emblematiche dell’inizio del conflitto e delle sue battaglie alle tappe della vita del soldato (partenze amare, addii, tradotte, fango, pidocchi, fame, trincea), dagli attacchi insensati alle conseguenti carneficine, ai morti e alle tombe.
[Cesare Bermani, Antonella De Palma, E non mai più la guerra. Canti e racconti del ’15-18, Società di Mutuo Soccorso Ernesto de Martino, Venezia, 2016, con allegati due CD Audio con registrazioni originali]
Assemblea pubblica promossa da Milano NoBorders

Assemblea pubblica per confrontarsi su come consolidare le reti di solidarietà attiva sul
territorio, rilanciare la mobilitazione a Ventimiglia e varare un’estate di lotta contro il regime
confinario europeo.
Con l’arrivo della bella stagione aumenta il numero di chi, trovandosi nella necessità di
spostarsi e nell’impossibilità di accedere a un visto, raggiunge l’Europa con mezzi di
fortuna (e anche, purtroppo, di coloro che muoiono provandoci).
I governi europei, dopo aver imbastito nell’ultimo anno una serie di “soluzioni finali” – dagli
hotspot, ai piani di ricollocamento con ipotetiche sanzioni, fino all’imposizione coatta delle
procedure di identificazione –, rispondono con le modalità che son loro proprie: muri,
deportazioni e sgomberi, un copione che abbiamo visto ripetersi tristemente da Calais a
Idomeni.
A Ventimiglia, il “piano Alfano” ha sancito la chiusura del centro di prima assistenza della
Croce Rossa e l’invio di contingenti aggiuntivi di forze dell’ordine allo scopo di eliminare i
migranti dalla città. Sono stati organizzati rastrellamenti e trasferimenti negli hotspot del
Sud Italia con voli postali. Si è trattato dell’ennesima risposta muscolare e mediatizzata,
destinata a fallire miseramente.
Il sindaco del PD Enrico Ioculano non ha perso tempo a disporre lo sgombero del campo
autogestito: molti dei solidali sono stati oggetto di moleste attenzioni da parte delle forze
dell’ordine e allontanati dai comuni del Ponente ligure.
A Milano, l’hotspot fa scuola: gli uffici immigrazione assurgono a dispositivo locale di
selezione ed espulsione dei migranti. Nel frattempo, sempre più richiedenti asilo si vedono
recapitare un diniego e provano la via del ricorso, per guadagnare qualche altro mese di
permanenza nel circuito dell’“accoglienza”.
I partiti xenofobi cavalcano l’onda della paura e invocano improbabili provvedimenti per
imprigionare i profughi a casa loro. Gli strenui tentativi da parte dei poteri occidentali di
arginare e governare i movimenti migratori si guardano bene dal fare i conti con i
meccanismi che li alimentano, dai conflitti alle forme di neo-estrattivismo in cui essi stessi
giocano un ruolo non indifferente. Ma, ancor più importante, si scontrano con l’irriducibile
determinazione dei migranti a non tornare indietro e conquistarsi la libertà.
Sono tante le persone che si organizzano per abbattere le frontiere fisiche, amministrative
e sociali che confinano i migranti in una condizione di subalternità e ricattabilità.
Scardinata ogni differenziazione di ordine giuridico e retorico, dietro queste rivendicazioni
si trovano i bisogni che potrebbero muovere chiunque di noi: casa, reddito, dignità, libertà
di dimora e circolazione.
Milano NoBorders
Live On Stage: UNSANE

Presentazione del fondo “Roberto Volponi”
La presentazione sarà accompagnata da significative libagioni
Sarà inoltre disponibile “Cronache degli anni ’70”, un volumetto contenente scritti e disegni di Roberto
Infine, potrà essere visitata una piccola esposizione dei più bei materiali raccolti nel fondo

Roberto Volponi, nato a Torino il 14 giugno 1962 e prematuramente scomparso il 3 settembre 1989 a L’Avana, era un compagno giovane, preparato e appassionato, chefrequentava assiduamente le librerie milanesi, soprattutto Calusca, Sapere e Chimer Magazine, acquistandovi molti libri e riviste a carattere politico. La sorella Caterina, tre anni fa, propose all’Archivio Primo Moroni di conservare i materiali raccolti nel corso degli anni da Roberto. Siamo lieti di poter presentare i primi frutti del lavoro in corso.
Al riguardo, cfr.http://www.inventati.org/apm/rvolponi/index.php
Presenta il libro di poesie Agostino Tomasuolo “LARGO SI FA IL VENTO” [BZbooks, Bolzano, 2015]
Intervengono Lia Giudici e Gianni Tristano

Una cinquantina di testi in versi in modalità prevalentemente riflessiva o colloquiale: uno sguardo insistentemente scrutativo che non rinuncia a una leggerezza di toni, talvolta tendente a forme parlate. Tutti attraversati da una coloritura espressiva nella quale i temi spesso prendono spunto da situazioni emotive segnate da un senso di inadeguatezza, scavando nei vuoti e negli assilli esistenziali della memoria e della quotidianità, di una realtà personale e sociale che comprime sempre più l’individuo, costringendolo a una sopravvivenza grigia e controllata da lacerazioni invadenti, che però non possono e non devono rappresentare una resa del soggetto.

Dj Set: UBI BROKI [ https://soundcloud.com/ubi-broki ] + IMPEPATA DI FOGLIE [http://www.celesteprize.com/_files/opere/2012_60848_163895.jpg]

Calusca City Lights presenta il libro Claudio Bolognini “I ragazzi della Barriera. La storia della banda Cavallero” (Agenzia X, Milano, 2015)

Diciannove spericolate rapine effettuate, titoli cubitali in prima pagina, un processo che fece epoca, ma ciò che i giornali del tempo omisero erano le ragioni di questo passaggio all’azione diretta. Tutto cominciò negli anni Cinquanta in un sobborgo operaio di Torino. A quei tempi la Barriera era un quartiere proletario dove chiamarsi compagno aveva un significato profondo. Quando Sante Notarnicola arrivò dalla Puglia aveva appena quattordici anni e in quella periferia trovò una comunità di ex partigiani e giovani militanti assai determinati e conosciuti, tra cui Danilo Crepaldi, Adriano Rovoletto e Pietro Cavallero. A questi comunisti tanto attivi quanto critici nei confronti della linea ufficiale del Partito, venne l’idea di farsi rapinatori per finanziare la rivoluzione… “Dalla Barriera di Torino alla rivolta di piazza Statuto”[materiali tratti dalla presentazione al Vag61 di Bologna, con la partecipazione di Sante Notarnicola, del video-doc a cura di Infoaut sulle giornate del 1962 e del libro di Claudio Bolognini sulla nascita della banda Cavallero]
http://www.zic.it/dalla-barriera- di-torino- alla-rivolta- di-piazza- statuto-videoaudio/
Finalmente la scuola è finita e per l’occasione realizziamo LE NOSTRE CASE FANTASTICHE corsa con i sacchi – tira giù la pignatta – gavettoni per tutti
n.b. portate il cambio nonché merende buone e gustose
VI ASPETTIAMO!


VILLES NOMADES – Histoires clandestines de la modernité
CITTA’ NOMADI Storie clandestine della modernità

Un’altra città esiste, concomitante alla città pianificata. Una città fatta di roulottes, tende, camion. Una città europea che, da Parigi a Mosca, il catasto cancella e disapprova, quando non criminalizza. Un arcaismo che urbanisti, architetti, politici, sociologi e poliziotti hanno il compito di smantellare, marginalizzare o eliminare dalle loro nuove metropoli. Nomade, mobile, leggera o ambulante, questa città rimane comunque pensata a partire dallo spazio accatastato, dalle sue rappresentazioni, dalle sue parole e dalla sua storia. È la città senza nome di un popolo senza nome, che tuttavia la lingua politica e mediatica nomina: Rom, Gitano, rifugiato, zingaro, tzigano… Città dello straniero dunque. Città straniera alla città, soprattutto, e ciò almeno a partire dalla metà dell’Ottocento.
Belligerante di una guerra continua e silenziosa che la oppone alla città pianificata, quest’altra città costituisce, sotto diverse forme (capitale mobile in Algeria, Zona fortificata a Parigi, tachanka machnovista in Ucraina, ecc.), un’alternativa urbana, poetica e politico-economica.
Dal 1998, attraversiamo questa città e lavoriamo col suo popolo alla sua propria rappresentazione.
Canto partigiano, questo libro è un tentativo di riannodare i fili d’una storia urbana che le pratiche colonial-militari, il capitale coi suoi continui aggiornamenti (i maledetti upgrade) e l’urbanistica contemporanea cercano di recidere.
Une autre ville existe, concomitante à la ville planifiée. Une ville faite de caravanes, de tentes, de camions, mobile-homes et autres kiosques et cabanes. Ville européenne, autre, que de Paris à Moscou le cadastre réprouve et oblitère quand il ne la criminalise pas. Un archaïsme qu’urbanistes, architectes, politiques, sociologues et policiers ont charge de démanteler, résorber ou extraire de leurs nouvelles métropoles. Nomade, mobile, légère ou foraine cette ville demeure cependant pensée depuis l’espace cadastré, ses représentations, ses mots et son Histoire. C’est une ville sans nom d’un peuple sans nom que la langue politique et médiatique pourtant nomme : Rom, Gitan, réfugié, Manouche, Tzigane… ville de l’étranger en somme. Ville étrangère à la ville surtout et ce depuis le milieu du XIXe siècle au moins.
Belligérante d’une guerre silencieuse qui pourtant a lieu et l’oppose à la ville planifiée, elle constitue, sous les multiples formes de ses réapparitions (capitale mobile de l’Algérie, Zone des fortifs de Paris, caravane de l’armée insurrectionnelle ukrainienne, etc.) une alternative urbaine, poétique, politique et économique.
Depuis 1998, nous traversons cette ville et travaillons avec son peuple-même à sa représentation.
Chant partisan, ce texte est une tentative de renouer les fils d’une histoire urbaine sectionnés par l’exercice colonial et militaire, le capitalisme et ses remises à jour ainsi que par un urbanisme contemporain en partie fondé sur son anéantissement et dont la métropolisation n’est que l’ultime masque.