MERCATO AGRICOLO E DELLE AUTOPRODUZIONI / 01-03-2020

DOMENICA 01 MARZO 2020

DALLE ORE 11,00

ANNULLLATO

MERCATO AGRICOLO E DELLE AUTOPRODUZIONI
ore 11,00 apertura mercato
ore 12,30 presentazione del libro Exit in fiamme di Luigi Balocchi
ore 13,00 pranzo a cura di Coox 18: risotto al radicchio tardivo, scamorz e pere
ore 16,00 laboratorio creativo per bimbi & bimbe IO E GLI ANIMALI (documentario a sorpresa)

Exit in fiamme
In una futuribile Milano, vissuta e descritta dalla vicenda umana di Ludovico, giornalista di un grande quotidiano, l’apocalisse è alle porte. Il suo viaggio incubotico attraverso la megalopoli segna di fatto la fine della Storia.
Exit in fiamme è una favola nera, innervata sulle paure, gli incubi ambientali, sociali, etnici, di questo nostro tempo; una discesa agli inferi senza alcuna redenzione. Vi fa da sfondo un’umanità dipinta con grottesca ferocia: mutile, fanatica, vinta; in un mondo dove più nulla è reale, tranne il dominio del potere economico.

“Exit in fiamme è un feroce, clamoroso, romanzo sul Potere e su un mondo che presto arriverà al vertice del suo degrado – una denuncia che non dovrebbe passare inosservata.” – Matteo Fais – Pangea


“Exit in fiamme è un romanzo che “buca e brucia lo schermo”, davvero splendido eppure al contempo orribile e terribile. Lascia il segno dentro.” – Renato Ornaghi – La Provincia di Como

Nella follia cinica che sorprende ritroviamo il Luis.
Nella quarta di copertina si parla di un romanzo futuribile, non sono d’accordo. “Exit in fiamme” è un romanzo sul presente, qui e ora. Anche perché il futuro, per come lo intendiamo, e nel romanzo Balocchi lo racconta anche, rischia di non esserci più.
Siamo oggi nel pieno del disastro. Viviamo un presente ampiamente devastato e avanti agli occhi si aprono scenari ancor più apocalittici.
Oggi interi continenti bruciano e il cielo è completamente rosso. Oggi nulla è reale se non il potere economico. Oggi cemento, asfalto, capannoni e grattacieli destinati a rimanere dismessi, ad esplodere e ad incendiarsi, avanzano mangiandosi boschi, campi e ossigeno in nome del profitto di pochi speculatori avvantaggiati dalla politica. Oggi il potere è polizia e la minaccia è terrorismo. Oggi viviamo un’oligarchia digitale che spinge per superare i limiti dell’umano verso un definitivo transumanismo. Oggi ci vuole coraggio per vivere e amare dentro le logiche che le metropoli bestie ci impongono. Logiche che le città impongono ancora più spietatamente alle vecchie periferie, ma anche alle nuove periferie, quelle che una volta si chiamavano provincie. La città è infinita e è arrivata fin alle montagne, passando sopra le pianure e le colline. Come viviamo e dove viviamo? La città è totalitaria, la forma di vita metropolitana/digitale è totalizzante. Il lupo però è tornato nella valle del Ticino. Il lupo, come nel film “Lazzaro Felice”, ci indica una via di uscita dalla metropoli inferno. 
Destituire la metropoli, demetropolizzare la vita, ci dice il buon Marcello Tarì (Non esiste la rivoluzione infelice, Derive Approdi 2017). Forse un’exit c’è. In fiamme, ma c’è. Il lupo è tornato nella valle del Ticino.

DI MORIRE LIBERA – La vita ardente di Michelina Di Cesare, briganta / 29-02-2020

SABATO 29 FEBBRAIO 2020

ORE 18,00

ANNULLATO

Presentazione del libro: DI MORIRE LIBERA – La vita ardente di Michelina Di Cesare, briganta di Monica Mazzitelli

Partecipano l’Autrice e il suo amico, nonché cantautore, Andrea Chimenti

“Sono quella che non voleva una vita sottomessa. Sono quella che non ha potuto crescere i suoi figli. Non abbiate pietà di me, la mia vita l’ho scelta e l’ho vissuta, e sapevo pure come sarebbe finita. Andava bene anche di morire, ma di morire libera.”
Fra i “briganti” che impegnano duramente le forze repressive della monarchia sabauda nei territori ch’erano stati del Regno delle Due Sicilie c’è anche una donna, destinata a diventare una figura epica di quell’èra. Si chiama Michelina Di Cesare. Di lei si tramandano alcune foto false realizzate in studio con una modella, ma l’unica sua vera immagine è quella, terribile, che la ritrae dopo l’uccisione, a seno scoperto e incinta.
In questo romanzo potente e scritto “con le lacrime sempre in tasca”, Monica Mazzitelli ricostruisce la storia vera d’una donna memorabile.

QUATTRO PASSI – Note sul femminismo nella fase neoliberista del capitale

VENERDI’ 14 Febbraio 2020

ORE 20,30

La Coordinamenta femminista e lesbica presenta:
QUATTRO PASSI – Note sul femminismo nella fase neoliberista del capitale [settembre 2019]

“L’asservimento delle donne è stato praticato e perpetuato estorcendo la nostra partecipazione emotiva ai dispositivi dello sfruttamento. Il corpo è la nostra fabbrica, la famiglia la nostra azienda. Il lavoro di cura e riproduttivo è un lavoro non pagato a cui siamo spinte con il ricatto affettivo. E una volta dentro, […]
dobbiamo essere disponibili ventiquattro ore su ventiquattro, dobbiamo riconoscere il nostro ruolo ed esserne appagate poiché solo così potremo essere felici, potremo dare un senso, un senso pieno, alla nostra esistenza. […]
Il neoliberismo ha esteso questi dispositivi di sfruttamento oltre la famiglia, oltre il lavoro riproduttivo. Ha femminilizzato il lavoro salariato. L’azienda neoliberista pretende da lavoratori e lavoratrici una dedizione assoluta, e spesso e volentieri gratuita, una partecipazione emotiva alle sorti della stessa, una continua reperibilità. […] L’ossessione valutativa, portato dell’ideologia meritocratica, viene naturalizzata spingendo uomini e donne a riconoscere “affettivamente” la filiera gerarchica. Accettazione supina della propria inadeguatezza e quindi dei rimproveri che ci vengono mossi, delle umiliazioni a cui siamo tutte e tutti quotidianamente costretti, della concorrenzialità con i propri simili; una disponibilità ad assumere la scala di valori vincente e quindi a stigmatizzare tutti quelli che si comportano in maniera deviante. Ma anche questo, come donne, è un meccanismo che conosciamo bene. Da sempre noi donne dobbiamo dimostrare di essere brave, di essere all’altezza. […] Ci costringono a interiorizzare il senso della nostra inadeguatezza: è un nostro difetto, atavico, proprio perché, in fondo, non siamo in grado di scegliere il “meglio” per noi.
E come hanno potuto ottenere da noi tutto questo? Attraverso la costruzione dei ruoli sessuati e non, la santificazione dell’autorità, la continua affermazione della logica del possesso, la retorica della responsabilità e del sacrificio, spingendoci ad introiettare la legalità con la minaccia dello stigma sociale, del ricatto affettivo ed economico, della repressione poliziesca. […]
E allora, proprio noi, possiamo e dobbiamo smascherare questi meccanismi.”

cox18