La Milano Noir e Giald

GIOVEDÌ 25 MARZO 2010

dalle 21.00

GRAN FINALE DEL CONCORSO "LA MILANO NOIR E GIALD"

– Anterprima del libro noir su Milano, Quello che brucia non ritorna

di Matteo Di Giulio (Agenzia X)

– A seguire verranno presentati i lavori scelti tra quelli arrivati per il concorso: suoni, parole, immagini sulle 12 variazioni del nero di Milano

Partecipano: Paolo Binni, Bettina Bartalesi, Serena Porrati, Aldo Amicucci, Riccardo Avesani, Guido Rolando, Federico Rizzo, Federico Tinelli, Andrea Lenin, Chiara Balsamo, Federico Bovo, Nelson Corallo, Vincenzo Pandolfi, Rosanera, Gert l’infame, Ratzo, GGTarantola, Fanny Molteni, Paolo Rabaudi, Andrea Guerra, Paola Varalli, Antonella Grieco, Marika Battarola, Jerrinez, BSimo, Paolo Pasi, Lucciole, Vito Manoleo Roma, Gianluca Angioi, Giovanni Pirelli, Pear lady Snowhite, Pietro Dossena, Giuseppe Apolito, Francesco Gallone, Titta Raccagni, Alessandro Nebbia

 

 

Milano nera.


Nera come la magia nera del capitale fittizio
(finanza, rendita immobiliare e saccheggio sans phrase) che domina la
sua economia al punto di averne fatto la propria nave ammiraglia.


Nera come i buchi neri lasciati nel tessuto sociale
urbano dalla distruzione dei quartieri storici e dalla
deindustrializzazione seguita alla guerra sporca combattuta (e vinta)
contro gli operai e la loro durezza.


Nera come la pelle nera (olivastra, gialla o comunque
coloured) delle sue nuove plebi, quel “popolo degli abissi” che, per
poterne spremere il sudore fino all’ultima goccia, viene
clandestinizzato, controllato dai militari nelle strade e sottoposto al
ricatto dell’espulsione
.

Nera come l’anima di
chi ci comanda (mafia e ‘ndrangheta ormai la fan da padroni in quella
che un tempo amava autorappresentarsi come la “capitale morale”
d’Italia; del resto, già allora, questa pretesa moralità altro non era
che una gran banfata).

Nera come i fazulet (foera di ball!) del Ventennio e i craponi pelati d’oggigiorno.

Nera come il catrame misto tondinovetrocemento
metastatizzatosi fino a diventare una metropoli senza confini, blob che
ingloba e soffoca il suo intorno, mostruosa abolizione coatta e
monocorde (invece che creativo e dialettico superamento) delle
tradizionali differenze tra città e campagna.

Nera come la cronaca che spettacolarizza
canagliescamente, senza saperla né raccontare né comprendere, la
ciclotimia euforico-depressiva di questa metropoli senza confini, i
cortocircuiti delle passioni tristi, le fobie aggressive, la
psicopatologia del non-vissuto quotidiano, la violenza repressa.

Nera come lo sprofondo esistenziale che coglie il
precario, l’“uomo flessibile” just-in-time, uso a lavorar servendo, al
termine delle sue spericolate ancorché improbabili acrobazie
surfistiche per non cadere nel gorgo della povertà conclamata e del
disconoscimento.

Nera come l’abito-divisa delle torve torme di addetti alla security che vegliano gli accessi ai suoi sberluccicanti Antri del Vuoto.

Nera come la voragine della galera che ti uccide per pochi grammi di droga.

Nera come il sangue di Abba rappreso sull’asfalto.

Nera perché rosa dalla necrosi.