RIOT! LA GEORGE FLOYD REBELLION NELLA CRISI USA / 24-09-2021

VENERDI’ 24 SETTEMBRE 2021

ORE 19,00

Presentazione del libro:
RIOT! George Floyd Rebellion 2020 – Fatti, testimonianze, riflessioni – Con uno «sguardo telescopico» sul movimento del proletariato nero statunitense negli anni ’60
a cura di Calusca City Lights e radiocane.info
[Edizioni Colibrì, Milano, maggio 2021]
Viola e Thomas fin dagli anni Settanta hanno fatto parte, nell’allora Berlino Est, di gruppi di musica folk e popolare internazionale, e da allora non hanno mai smesso di suonare e di occuparsi di musica.
Oggi cantano prevalentemente in duo.

Il tempo di ora è il tempo della(e) rivolta(e). In quell’ora che è sempre. In America come altrove, da ultimo in Colombia e nelle città dello Stato di Eretz Israel.
All’indomani dell’uccisione di George Floyd si è prodotta una sollevazione estremamente violenta e distruttiva, come non si vedeva da svariati decenni, con una partecipazione complessiva stimata tra i 15 e i 26 milioni di persone, in oltre duemila città, dalle più grandi alle più piccole e pressoché sconosciute. La consistenza della Floyd Rebellion si dà esattamente nelle interconnessioni fra le molteplici espressioni della protesta, nel loro fitto embricarsi che ha
fatto saltare in aria identità, binarietà e altri regimi della separazione sociale, anzitutto le identità tracciate dalla linea del colore…
Le ultime parole di George Floyd, «I can’t breathe», sono state raccolte e rilanciate, per esprimere la consapevolezza che gl’interi destini del proletariato bianco e di quello nero sono stretti nel cappio del capitalismo razziale, fino a soffocare.
La Floyd Rebellion fornisce gli strumenti per abbattere finalmente non solo la prigione del capitalismo razziale, ma anche la prigione della Storia. E, lungo il phylum d’una guerra sociale che invera e trasforma le nozioni di solidarietà, politica e organizzazione, andare per non segnate vie.
Se una prassi rivoluzionaria emergerà, sarà nel fuoco di situazioni come questa. «Diamo il nostro benvenuto al mostro proletario.»