“No alla criminalizzazione della comunicazione antagonista”
“No alla criminalizzazione della comunicazione antagonista”, così si intitolava l’appello attraverso il quale Calusca, una trentina d’anni fa, chiamava a reagire contro l’ondata di chiusure di “covi”, perquisizioni, sequestri e arresti con cui il potere cercava d’imbavagliare il movimento del ’77, di azzittire quanti “volevano parlare, comunicare se stessi e il loro desiderio rivoluzionario”.
Il colpo di mano con cui, il 22 gennaio 2009, la giunta delle retate contro i “clandestini” e dell’ossessione securitaria, delle cartolarizzazioni sfrenate e della cancellazione d’ogni spazio sociale, dell’EXPO e della “dittatura del calcestruzzo” ha sgomberato Cox 18, cercando di bloccarne la più che trentennale attività e impedendo la libera fruizione dei materiali dell’Archivio Primo Moroni e della Calusca City Lights, ci ha sbattuti in strada (dove, peraltro, c’è sempre piaciuto consumarci al fuoco delle nostre migliori passioni).