Sherpa
Tigris & Euphrates, secondo disco degli abruzzesi Sherpa dopo “Tanzlinde” (Sulatron Records, 2016), è un album nato dalla necessità di scavare profondamente nei meandri oscuri dell’evoluzione dell’essere umano. Un’evoluzione osservata dal punto di vista del linguaggio e di come esso, nel suo costante mutamento, abbia profondamente modificato i rapporti fra gli esseri umani. E’ un album oscuro, lento e crudele che al contempo lascia entrare luce e speranza; un percorso sonoro invernale, da luci basse e volumi non esagerati, affinché si possa insinuare nella mente come un mantra, come un cerchio eterno che si chiude su se stesso, come l’evoluzione stessa. L’album esce il 28 settembre 2018 per Sulatron Records.
Gli Sherpa nascono nel 2015, dalle ceneri degli Edith A.u.f.n.; sebbene la formazione sia rimasta quasi immutata nel passaggio alla nuova ragione sociale, Sherpa rappresenta un mutamento di prospettiva e di sonorità. Gli Edith A.u.f.n cantavano in italiano, le atmosfere erano decisamente più folk rock americane con una psichedelia di fondo acustica e italica. Gli Sherpa invece si aprono al mondo, guardano oltre i nostrani confini. Cantano quindi in inglese e si votano a una psichedelia occulta, a un rock acido
Prima data italiana del tour dei Tartit, gruppo della regione di Timbuktu (Mali) che perpetua la tradizione musicale dei nomadi Kel Tamasheq. Il nuovo album ‘Amankor’ (L’esilio) segna l’atteso ritorno degli iconici guardiani della musica Tuareg. Musica ipnotica che diffonde un messaggio di pace e, mentre trasporta l’ascoltatore nelle distese del Sahara, parla della complessità di una cultura sotto attacco.
Nel 2006 i Tartit hanno pubblicato il loro acclamato album ‘Abacabok’, sebbene siano trascorsi tredici anni il gruppo rimane saldo nella sua missione: diffondere un messaggio d’amore e lanciare un monito sulle condizioni dei Tuareg. ‘Amankor’, registrato a Bamako nel sud del Mali, contiene appelli alla solidarietà e alla riconciliazione e canzoni piene di nostalgia per il deserto.
A seguito di una delle rivolte dei Tuareg, nel 1995, i nove futuri membri del gruppo, tutti maliani, stavano vivendo nei campi profughi mauritani e burkinabé. Così nasce Tartit, far musica per resistere, per ritrovare e riaffermare la propria identità pur nell’esilio. La musica, la poesia e il canto hanno da sempre avuto un ruolo fondamentale nella società Tuareg.
La band ha suonato nei più grandi festival di world music al mondo, raggiungendo lo status di guardiani del genere. Con una strumentazione tradizionale e un repertorio originale, la loro musica parla direttamente dei problemi di oggi, e vuole preservare il suo valore fondante in un popolo nomade. Tartit si traduce come “unione”, un nome appropriato per una band composta da membri di tutti i livelli della società, che cantano, ballano e suonano l’uno accanto all’altro.
Guidati dalla carismatica cantante Fadimata Walet Oumar, conosciuta come “Disco”, la band è composta da quattro donne cantanti che accompagnano la loro voce con ritmi percussivi ciclici, e cinque strumentisti maschili velati, con chitarre, flauto, ngoni; un’esperienza di canzoni e ballate a ‘botta e risposta’ che conduce lungo un viaggio irripetibile.
Con l’impatto visivo dei loro bellissimi abiti tradizionali trascinano il pubblico nel deserto, sia musicalmente che visivamente. Altri complessi “blues sahariani” hanno in gran parte abbandonato gli strumenti tradizionali in favore di formazioni più convenzionali da ‘rock band’; i Tartit invece abbracciano gli strumenti autentici della loro tradizione come il tende, (tamburo Tuareg tradizionale), il teherdent (ngoni a tre corde), e l’imzad (composto da crine di cavallo e una zucca).
Essendo una band a conduzione femminile, la vita dei Tuareg è vista attraverso gli occhi delle donne. In canzoni come “Tiliaden N’Asahara” (Le ragazze del Sahara), si descrivono le difficoltà della vita quotidiana. Nonostante la mancanza di acqua, educazione e assistenza sanitaria, non si può che amare il deserto e si chiede al mondo di aiutarlo a rianimarsi.
Nella società tuareg le donne godono di diritti uguali agli uomini. L’importanza loro riconosciuta del prendersi cura della famiglia è il soggetto di “Tamat” (La donna) “La donna è il pilastro centrale della tenda, e se il pilastro cade, l’intera tenda cadrà”. Una breve canzone a cappella, “Haoua” è un accorato lamento di una madre che è stata derubata del bestiame in assenza di suo figlio, perdendo così la possibilità di sopravvivere.
La nostalgia è al centro del tema dell’album. “Asaharaden” ricorda come il Sahara un tempo, prima di essere diviso dalla guerra, fosse pacifico e meraviglioso. Allo stesso modo, “Akaline” allude all’amore per la patria, per i fratelli e le sorelle scomparsi, nonché ai tempi più sicuri della loro infanzia. Nonostante questi profondi rimpianti per ciò che è stato perso, Tartit rimane un faro di speranza per il popolo Tuareg e tenacemente si adopera per un futuro più luminoso.
“Afous Dafous” che significa “Tenersi per mano”, è una canzone ispirata a un gioco dei bambini, e incoraggia l’unità e la solidarietà. Nessun altro brano incarna tutto ciò che la band rappresenta più di “Tanminak”, dove cantano: “Condividiamo la stessa terra, dobbiamo essere uniti, quindi riconciliamoci”, messaggio che questi ambasciatori della cultura tradizione Tuareg continuano a diffondere ovunque.
Fadimata Walet Oumar: voce, tende, danza
Fadimata Walet Mohamedoun: voce, tende
Tafa Al Housseini: voce, imzad
Zeinabou Walet Oumar: coro, tende
Mahassa Walet Amoumine: coro, danza
Idwal Ag Mohamed : teherdent, coro
Ousmane Ag Oumar: chitarra, coro
Mohamed Issa Ag Oumar: chitarra, danza e coro
Sun Araw è il moniker con il quale Cameron Stallones ha costruito ed evoluto la sua miscela musicale psicotropa, spaziando senza soluzione di continuità tra forme distorte di dub, improvvisazione a ruota libera e affondi nel funk più allucinato.
L’ultima configurazione della Sun Araw Band ha firmato “Activated Clowns”, uscito nel 2019 su NNA Tapes.
La Societa’ Psychedelica presenta: MOVIE STAR JUNKIES
Dj Set: Davmatic & Tribalista
Sono tornati con rancore. Il nuovo album, “Evil Moods”, chiarisce le cose fin dal titolo. Il suono è più cupo e secco di prima, riuscendo a mettere in atto movimenti soul e quasi funky su storie di disperazione e farla franca come se il Pop Group fosse cresciuto su un acquitrino mentre faceva il bagno in una palude: sono i Movie Star Junkies!
“Part Howlin ‘Wolf, part Iggy Pop, JAMES LEG is the new standard bearer for the rebels, the new punk in a country of posers. James Leg is the real deal, and that should scare the crap out of you.”
John Wesley Myers – as he really is called – first introduced himself as a member of The Immortal Lee County Killers from Auburn, Alabama. Then he became one half of the Black Diamond Heavies cult band, formed in Nashville in 2004. The self-named “vagrants of the world” attacked blues music from a punk perspective, and may be unmatched in performing uncorrupted, scaled and shattered music in this genre.
In that case, James Leg himself would decide to record a solo album in the form of “Solitary Pleasure”, which has since had two sequelers, and the above-mentioned “Below the belt” and the last full length ” Blood on the Keys “released in autumn 2016. All released by the quality-conscious Burbank-based label Alive Naturalsound, which also launched several other cross-border names such as The Black Keys, Lee Bains III and The Glory Fires, Scott Morgan and Andre Williams.
James Leg performs without exception as a duo, centered on the song and distant Fender Rhodes organ and his faithful companion Mat Gaz on drums. It is a high-grade rock’n’soul show, with the sweat lingering and the constant groove everywhere. The song is a chapter in itself. Imagine, if it’s possible, somewhere between Louis Armstrong and Tom Waits. James Leg makes music that hits you straight in the heart and stomach, where it matters, and it’s impossible to sit still. In addition, it’s a wide repertoire, James Leg can tear your heart out of your body if he just wants, as in the incredibly beautiful “I’ll take it” from the last album, and in the next second rock the ass of you with such funky ” Human lawn dart “or punky” Hugging the line “.
SOUL FINGER:
Buttshakers, night disasters, party breakers since 2010
Flammable vinyl selection of 60’s-70’s Rhythm And Blues, Funk, Rocksteady, Afro and obscure Soul delights.
Se gli aperitivi in camicia con la musica elettronica e i cocktail annacquati vi annoiano da sempre… Rude attitude, alcool, sudore e pellicce leopardate.
Beat distorti, elettronica deforme tra ambient e techno con la doppietta a marchio Hundebiss Records composta dalla belga Chima Hiro e dal producer della Sierra Leone, Lamin Fofana.
Live on Stage: Tom Holliston (NoMeansNo-Hanson Brothers) & Selina Martin
Tom Holliston è noto per la lunga militanza come chitarrista dei leggendari (e purtroppo sciolti) NOMEANSNO, una delle più eclettiche band canadesi capace di mescolare punk/hardcore con elementi di free jazz e progressive (e non solo) e diventata negli anni una delle influenze principali per generi come math rock e post-hardcore.
Saltuariamente inoltre TOM HOLLISTON veste la maschera da hockey e diventa uno dei terribili “fratelli” che compongono gli HANSON BROTHERS, “side-project” nato a metà degli anni 80 e divenuto vero e proprio oggetto di culto di tutti i Ramones-fanatics.
A partire dai primi anni 2000 calca i palchi di tutto il mondo presentando i suoi pezzi acustici mescolando il suo caratteristico songwriting con una coinvolgente, ironica e tagliente presenza sul palco.
Tom verrà accompagnato in queste date da Selina Martin Music
Da almeno due decadi Selina è un nome stabile nella scena musicale di Toronto, ha pubblicato 5 album solisti e collaborato assiduamente con un lungo cast di musicisti canadesi, sia in studio che sul palco.
Selina è una fine sperimentatrice e ama mischiare generi tra loro molto diversi come elettronica e folk. Al momento risiede in Francia dove sta continuando il suo “viaggio musicale” sempre alla ricerca di nuove, originali, influenze.
C’è chi vive il garage-rock come una moda del momento, un genere che attinge dal passato remoto ma strizza l’occhio al presente ipertecnologico, al finto underground e al vintage buono per le riviste di moda, più che per quelle musicali. Ebbene, i Beechwood sono ALTRO.
Sono tre giovani cronologicamente ed esteticamente incollocabili, suonano oggi ma potrebbero averlo fatto nel ’66 o nell’86, ma soprattutto nel ’76. C’è l’odore forte di ruggine proto-punk nel loro suono acerbo e sghembo, c’è la New York arty dei mid- seventies, la purezza del punk di Nuggets, il senso del pop della California fine sessanta. Le loro canzoni sono piccole perle “incompiute”, i riferimenti tanto classici quanto basici: le band di Pebbles, certi Velvet, i Mink Deville più sporchi ma soprattutto i Modern Lovers di Jonathan Richman. Roba ruvida per palati fini, per chi ama le melodie graffiate dal garage meno accademico. Greg Shaw li avrebbe amati alla follia, se fosse ancora tra noi. È uscito da poco il loro secondo album, Inside The Flesh Hotel, non a caso per la Alive, che della storica Bomp di Greg ha raccolto il testimone. Il che, converrete, è una garanzia di qualità assoluta. I Beechwood, antichi e al tempo stesso attualissimi, saranno per la prima volta in Italia a novembre. Di loro all’estero si parla già tanto (da noi non abbastanza, quantomeno non ancora) e i report live li descrivono come una band atipica e sensazionale che regala momenti di rock’n’roll senza tempo. Chi non li conosce, dopo gli show di novembre sposerà la loro causa. Guai a chi se li perde.
(Luca Frazzi – SOTTOTERRA rockzine)
I Peter Kernel provengono dal Canton Ticino e sono stati avviati da Aris Bassetti e dalla canadese Barbara Lenhoff.
Dal 2010, l’attività è stata molto intensa, a cominciare dall’aver aperto tutto il tour europeo dei Wolf Parade, chiamati da Spencer Krug in persona, il quale li aveva scoperti condividendo lo stesso palco qualche mese prima a Trezzo sull’Adda con i suoi Sunset Rubdown. Da lì ci sono stati un tour canadese e il contatto con la prestigiosa etichetta francese Africantape, per la quale, nel 2011, è stato pubblicato il secondo disco “White Death Black Heart”, che ha avuto tante ottime recensioni e ha portato la band a suonare tantissimo per tutta Europa.
I lavori di questa band sono, dal punto di vista tecnico, utilizzare i canoni del post-punk come base di partenza per la propria ispirazione, allargando i confini del genere tramite l’aggiunta di elementi indie-rock, mentre dal punto di vista emozionale
RVIVR is an American punk rock band from Olympia, Washington. The band tours frequently and their shows are characterised by energetic performances as well as defense of gender equality. They have released their studio albums and EPs as free downloads on Rumbletowne Records’ website.
CALAMITA
Sharif Sehnaoui: chitarra elettrica preparata
Tony Elieh: basso elettrico ed effetti
Davide Zolli: batteria e percussioni
musica –> https://bit.ly/2xUYEOL
live video –> https://bit.ly/2Rlxc4U
CALAMITA
Sharif Sehnaoui è un chitarrista free dedito all’improvvisazione. Suona la chitarra sia acustica che elettrica con (o senza) tecniche complesse o preparate concentrandosi invece sulle possibilità intrinseche di questo strumento senza l’uso di effetti o elettronica. Attualmente risiede a Beirut, la sua città natale, dopo più di dieci anni a Parigi dove ha iniziato la sua cariera come improvvisatore nel 1998, suonando all’ Instants Chavirés come membro di svariate orchestre. http://www.sharifsehnaoui.net
Tony Elieh è nato a Beirut dove ha conseguito una laurea in marketing. Grazie alle sue inclinazioni artistiche, ha deciso di seguire la via creativa, prima di tutto nella musica – è stato membro fondatore e bassista degli Scrambled Eggs, band Libanese postpunk seminale – e poi in fotografia, che è attualmente uno dei suoi impegni principali.
Entrambi, suonano con i Karkhana, un ensemble di 7 persone che mette assieme alcuni dei più innovativi musicisti di Beirut, Cairo e Istanbul. La loro musica è un blend speciale di free jazz and psichedelia con varie sfumature e tracce di shaabi, tarab e molto altro. http://www.karkhana-music.com/
Davide Zolli è attualmente il batterista del collettivo sperimentale psichedelico veneto Squadra Omega
+ dj set de la Società Psychedelica
LA SOCIETA PSYCHEDELICA è il party visionario di Milano. Per fan di: Rock Psichedelico-Garage-Freakbeat-Popsike-Progressive-Acid Rock-Acid Folk-Krautrock-Paisley Underground-Jam Band-Stoner-Early Hard Rock-Psych Funk.
I membri si ritrovano ogni mese in location diverse. La struttura dei meeting è simile a quella di un party rock con band internazionali che suonano dal vivo e dj che mettono solo vinili, mentre i membri ballano. Segretamente creata nel 2006 da Enrico DjHenry Lazzeri, La Società Psychedelica è ora pronta a dare il benvenuto a nuovi membri. http://societapsych.blogspot.com/